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SPECIALE DANTE DÌ

Dante Alighieri non mise mai piede a Chieri, questo va affermato con una certa sicurezza.
Si pensa che Dante abbia attraversato il Piemonte: nel De vulgari eloquentia egli fa cenno al dialetto di Alessandria, che reputa piuttosto sgradevole.
Che cosa, dunque, hanno in comune il sommo poeta fiorentino e una piccola località del Piemonte, che non era sede vescovile, quindi nemmeno“città” in senso tecnico? Si tratta di una affinità politica insenso ampio, incentrata sull’imperatore Arrigo VII della casa di Lussemburgo.
È noto che Dante confidasse nell’arrivo in Italia dell’Imperatore,sperando che egli ponesse fine alle cento contese tra città e principati e stabilisse un dominio universale giusto e fiorente nel“giardino dello imperio”. Costui, effettivamente, scese in Italia nel 1310 e morì in Toscana a Buonconvento il 24 agosto 1313.
Al tempo, Dante scriveva il De monarchia, un’ampia riflessione politica, cui seguì nel 1311 una lettera indirizzata proprio all’imperatore, nota come Epistola VII, mandata dalla zona di Arezzo (Dante si trovava in esilio): Dante esorta Arrigo a recarsi in Toscana, terra ribelle, invece di indugiare in Lombardia.
Nella Commedia, Dante dedica al sovrano alte parole piene di attesa (Paradiso, XXX, vv.133-148):

 

E 'nquel gran seggio a che tu li occhi tieni
per la corona che già v'è sù posta,
prima che tu a queste nozze ceni,
sederà l'alma, che fia giù agosta,
del'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia
verrà in prima ch'ella sia disposta.

Ebbene, Arrigo VII il 22 ottobre 1310 era passato da Susa, poi a Torino, dove aveva incontrato il conte di Savoia, il principe di Piemonte, il marchese di Saluzzo, il marchese del Monferrato, insomma i sovrani di una parte del Piemonte, oltre a uomini di Vercelli e di Novara, Lodi e rappresentanti di Roma e Siena.
Erano presenti anche uomini mandati da Chieri con un donativo in denaro. Si trattava del podestà Guglielmo Guasco e dei seguenti gruppi:

 
Rappresentanti della classe agiata (populum)
Rappresentanti della nobiltà (milites)
Milone Pasquerio giurisperito
MatteoRaschieri degli Albussani
Filippo Sibono di Baldissero girisperito
CorradoGruato dei Pulloli
Corradino de Mercadilli
ArdizzoneBenso
 
AlbertoRicco
 

Riferisce lo storico Luigi Cibrario che costoro ottennero che l’imperatore riconoscesse i villaggi che il Comune di Chieri possedeva a quel tempo.
Trasferitosi Arrigo con la corte a Chieri, volle assistere alle pubbliche adunanze della città comunale, che gli dovettero apparire piuttosto pittoresche; subito dopo nominò vicario imperiale a Chieri il fiorentino Ugolino di Vichio. Segnaliamo che quel giorno, 1° novembre 1310, era presente anche Guido, signore di Cocconato, con il marchese del Monferrato Teodoro Paleologo. Ebbene, l’imperatore a seguire si spostò, accompagnato dal Cocconato, ad Asti e  Casale. Di lì egli giunse a Vercelli, Novara e a Milano. Qui il 26 marzo 1311 concesse al “castrum” di Chieri di redigere gli statuti: copia del documento si trova nell’archivio comunale di Chieri.
Gli Statuti civili, effettivamente rinnovati (non redatti ex novo) dai giurisperiti chieresi, danno conto della figura dell’imperatore, come si legge nell'ampia introduzione, che oltre a invocare la divinità, il santi Pietro e Paolo, san Giovanni, patrono della diocesi di Torino, i santi patroni di Chieri Giorgio e Guglielmo, si sofferma sulla figura dell’imperatore con queste parole: ad honorem et exaltationem serenissimi domini nostri Heinrici dei gratia Romanorum regis semper augusti et sacratissimi romani imperii: Enrico è, appunto, Arrigo.
Poi si indicano le finalità del corpus di statuti: ad bonum et pacificum statum utilitatem et conservationem comunis et hominum Cherii et poderii: per la buona e pacifica vita, utilità e salvezza del comune e degli uomini di Chieri e del suo distretto.
Emergono le differenze di veduta rispetto alla figura della figura imperiale: per i chieresi l’imperatore è il sovrano lontano a cui fare riferimento perché confermi la loro potestà in merito ai possedimenti territoriali e alla capacità legislativa; per Dante Alighieri, invece, l’imperatore è il sommo pacificatore, che gode dell’autorità universale e la dovrebbe esercitare con la presenza e con le armi, legittimato dal suo ruolo di sovrano di tutti. Due punti di vista contemporanei, ma ben diversi.

 

Scheda tecnica

 

Segnatura archivistica: articolo 2
Datazione del volume: 1311, aprile
Autore: Rolando Bergognino e altri giurisperiti
Titolo: Statuti civili del Comune di Chieri / Statuta, capitula seu ordinamenta…comunis Cheri et poderii
Forma: volume pergamenaceo rilegato, privo della doppia coperta dilegno
Lingua: latino
Restauri: restauro eseguito nel 2002 da Laboratorio Vinai Valter diAsti
Mostre: “Memorie di carta”, Chieri anno 1999; “Scrigni di carta”,Chieri 12 dicembre 2015 – 31 gennaio 2016.
Bibliografia: Francesco COGNASSO, Statuti civili del Comune di Chieri (1313), Pinerolo 1913 (edizione completa); Luigi CIBRARIO, Delle storie di Chieri libri quattro con documenti ,Torino 1827, pp. 185 ss.

 

E-mail: archivio@comune.chieri.to.it
Tel. 011.9428404