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Il documento in evidenza

 
Il dettaglio della pianta dove si distingue il rustico, poi demolito

La piantina del convento

Desta curiosità un’accurata pianta del complesso di San Domenico, realizzata nel 1857. Perché nell’archivio comunale è conservato questo documento? Si tratta di un errore? No di certo, la spiegazione sta nella storia del Regno di Sardegna.

Seguendo una tendenza nata nel secolo XVIII negli stati europei (Russia, Ducati italiani, Impero Asburgico), il governo torinese, guidato da Massimo D’Azeglio, emanò dapprima nel 1850 le Leggi Siccardi, che abolivano il foro ecclesiastico e il diritto d’asilo nelle chiese (che assicurava l’impunità agli accusati di qualche reato). In seguito, nel 1855, il 2 marzo passò la legge n. 878 sulla soppressione delle corporazioni religiose, che venne proposta da Urbano Rattazzi, ministro delle finanze del governo Cavour. Provvedimento molto discusso, ma che venne applicato comportando la chiusura di molte case conventuali e la scomunica comminata dal papa al sovrano, ai membri del governo e ai parlamentari che avevano votato a favore. Vennero confiscati dallo Stato 2900 beni ecclesiastici, di cui 220 conventi, tra questi il convento dei Predicatori. Tali beni vennero per alcuni anni amministrati dalla Cassa Ecclesiastica.

Affidato al comune, il convento venne utilizzato per vari scopi, ma occorreva conoscerne le caratteristiche e le dimensioni, pertanto si affidò l’incarico di effettuarne un rilievo, giunto fino ad oggi. Sappiamo che la grande chiesa continuò ad essere officiata e che venne anch’essa usata per scopi civili, come le premiazioni scolastiche.

La mappa è molto utile per conoscere lo stato dell’edificio conventuale nelle sue partizioni interne, inoltre ci testimonia che le prime quattro pilastri dell’edificio chiesastico al momento avevano sezione circolare, mentre furono trasformate pochi decenni dopo, quando furono rese simili alle altre, che sono sempre state polilobate.

 
 

La legenda del disegno evidenzia alcuni dettagli:

  • chiesa e sacrestia
  • monastero (termine improprio)
  • due cortili (A e B)
  • il "rustico”, edifico con cortile non più esistente (C)
  • il “gran giardino” (DD), separato in due zone dal corso del rio interno
  • piccolo giardino (E)
  • pozzo di acqua viva (G)
  • campanile (H)
 

Scheda tecnica

 

Segnatura archivistica: articolo 164, numero 67
Datazione: 4 giugno 1857
Autore: ingegnere e architetto Alessandro Giraud
Titolo: Planimetria della chiesa detta di S. Domenico, fabbricato d’abbittazione, ossia monastero e giardini, il tutto simultenente situato nel concentrico della città di Chieri già dei padri di S. Domenico, ora di spettanza della Cassa ecclesiastica dal sottoscritto formato d’apresso ed incarico, col relativo estimo come da relazione annessa in data d’oggi
Forma: inchiostro su carta rinforzata
Lingua: italiano
Restauri: nessuno
Mostre: nessuna
Bibliografia: G. VANETTI, a cura di, Una chiesa, la sua storia. Momenti storici e sviluppo artistico della chiesa di San Domenico a Chieri: Chieri, 1, 3, 5 ottobre 1990, Alba 1991