Lo scrittore pugliese racconta la storia di una vittima dell’olocausto.
Il racconto si sviluppa sulla storia di una donna tenuta prigioniera a Westerbork, un campo di concentramento atipico perché aveva una inquietante funzione di attesa: l’attesa della morte, del dolore, dell’ignoto; dai campi come quello olandese, infatti, gli ebrei venivano smistati in quelli dove, prima o poi, avrebbero finito i loro giorni; da lì, i condannati partivano per il loro consapevole e drammatico destino.
La storia descritta da Diso, però, ha anche altri obiettivi più profondi, come quello di evidenziare la differenza tra bene e male.
Un messaggio rivolto soprattutto ai più giovani, come spiega lo stesso Alberto Diso: “Oggigiorno si assiste ad un principio di nazismo molto sottolineato nelle giovani generazioni; una situazione che si può spiegare con la loro scarsa conoscenza di ciò che era e di ciò che ha fatto il nazismo. Il compito di un autore, tra l’altro, è quello di mettere in evidenza tutto ciò che non va nella società contemporanea, e ho cercato di assolvere a questa funzione attraverso il racconto contenuto nel volume”.
Tantissimi gli altri spunti di riflessione dell’opera di Diso, all’interno della quale si può individuare una contrapposizione tra vita e morte, tra eros e thanatos, oltre a importanti messaggi rivolti ai più giovani: la storia, infatti, presenta riferimenti al bullismo e a tante deturpazioni mentali della società contemporanea.
Mercoledì 23 ottobre alle 17.30
nella Sala Conferenze della Biblioteca Civica
via Vittorio Emanuele II 1