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Momenti d'autore alla locale

 

Pina Pertusio

sorelle senza madre

presenta Sorelle senza madre

Incontri con gli autori per scoprire il territorio e il patrimonio della Sezione Storia Locale

Appuntamento giovedì 18 novembre 2021 alle 17.30
con Pina Pertusio che presenta il suo libro 
Sorelle senza madre. L’Orfanotrofio femminile di Chieri: storia e vita quotidiana tra ’600 e ’900 
Gaidano & Matta Edizioni
prefazioni di Elena Loewenthal e Marcella Filippa 

presenti al'incontro:
il giornalista Luciano Genta
Marcella Filippa, una delle curatrici della prefazione
Corrado Terranova, docente

 
 
Un'isola di vite in bianco e nero


La storia che leggerete è una storia che si intreccia fortemente con la soggettività di chi scrive, narrata passo passo con sensibilità, attenzione, rigore, partecipazione, delicatezza nell’affrontare temi dolorosi, ferite che riemergono nei racconti, talvolta mai rimarginate, anzi sanguinanti col riaffiorare delle memorie. Una storia offerta che è anche un gesto d’amore per la cittadina nella quale l’autrice è vissuta tutta la vita e che ama. Una storia di lungo periodo, come tante istituzioni cosiddette totalizzanti, sorte per aiutare, soccorrere ma anche uniformare e guidare nella formazione di identità spesso ribelli e ritenute “anomale”, eccentriche, da seguire passo passo fino a costruire “buoni cittadini” e “abili lavoratori”, incanalando energie, incentivando abilità atte a assecondare la formazione di lavoratori manuali, forza lavoro di cui tante comunità necessitano. Così è stato per Chieri, cittadina del tessile, nella quale tanta forza lavoro femminile ha caratterizzato il lungo periodo di una storia artigianale e poi industriale alquanto significativa e peculiare.

L’orfanotrofio femminile che conta secoli di storia che ne hanno caratterizzato il suo cammino, assurge a istituzione, a una sorta di isola dentro la cittadina piemontese, per certi versi atemporale, fuori e oltre lo scorrere degli anni. Ogni cosa sembra essere uguale, immobile, come le regole che lo hanno caratterizzato, i gesti che lo hanno segnato, al di là del tempo storico e degli eventi più o meno significativi anche a carattere nazionale, in particolare del Novecento, come le guerre, la dittatura, la lotta partigiana, l’avvento della democrazia, le lotte sociali per i diritti e per un lavoro dignitoso.

Una vita, quelle delle orfane, o meglio delle orfanelle come erano chiamate, scandita da una rigida organizzazione della giornata, sempre uguale, oltre e al di là dello scorrere delle stagioni, segnate dal suono della campanella. Giorni che incedono uno dopo l’altro, tra lavoro e preghiera, apprendimento dei cosiddetti lavori donneschi, in particolare il cucito, il rammendo e il ricamo, abilità che renderanno quelle giovani indispensabili alla comunità e richieste da molte famiglie del luogo. Celebri i ricami per il corredo, le camicie realizzate con dovizia, precisione e accuratezza.

Le fotografie ci riportano a quel mondo apparentemente immutabile, agli interni, il giardino, i vicoli, le processioni, la divisa. Una foto di gruppo del 1927 ci presenta bambine, ragazze, donne adulte, insieme. Tutte coi capelli raccolti e le mani intrecciate, tutte uguali, è il punctum che mi attrae di quella foto, in una unica postura. Rigorosamente serie e anche un po’ tristi. Sono foto in bianco e nero, ma sappiamo che spesso sono gli unici due colori permessi. Una esistenza priva di colori, proprio in bianco e nero. Una sorta di lutto in una orfanità che pesa e opprime. Ma come ci dice l’autrice, la sorellanza, l’amicizia, l’affetto che le lega a vita, in un legame indissolubile, diventa una risorsa e una speranza, e talora l’unico affetto della loro vita. A chiudere Teresa e Teresina, le ultime orfane ospiti dell’Istituto si lasciano fotografare a tarda età. Ognuna con un mazzo di fiori per addobbare la chiesa delle orfanelle, e uno sguardo rivolto alla macchina fotografica, diretto e un po’ spaesato.
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di Marcella Filippa
Storica, studiosa di storia sociale e della soggettività, dirige la Fondazione Vera Nocentini e dell’Ismel (Istituto per la memoria e la cultura del lavoro, dell’impresa e dei diritti sociali) presso il Polo del ‘900 a Torino. Ha approfondito il pensiero femminile e la storia delle donne nel Novecento in numerosi libri: da Hetty Hillesum a Milena Jesenská, da Rita Levi Montalcini a Tina Anselmi. L’ultimo è dedicato a Ursula Hirschmann. Come in una giostra (Aras, 2021).

 
Dove & quando


Sala Conferenze
Biblioteca Civica
via Vittorio Emanuele II 1 Chieri
giovedì 18 novembre 2021
ore 17.30

accesso con Green Pass