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I poeti non muoiono mai

 

Cesare e Vigin Roccati

In esposizione le opere del pittore Luigi Roccati (detto Vigin) del figlio, il giornalista Cesare Roccati. 

Imbiancheria del Vajro
dal 6 ottobre all'11 novembre 2018

Vernissage sabato 6 ottobre ore 18 

Al decennale della scomparsa di Cesare e i cinquant’anni dalla morte di Luigi, la prima tappa a Chieri di una serie di iniziative culturali che riporteranno nel presente l’eredità della loro storia contemporanea e fare tesoro di una memoria dedicata al futuro ed alle nuove generazioni.

 

Luigi “VIGIN” Roccati (1906 - 1967)

Pittore, Poeta e Scrittore. Autodidatta si è iniziato alla pittura con Felice Casorati, Lidio Aymone e Padre Angelico Pistarino. Dopo la prima esposizione Chierese del 1945 ha tenuto mostre personali a Torino, Venezia, Cuneo, Biella, Portofino, Milano e Zurigo. Ha partecipato a mostre collettive nazionali ed internazionali ottenendo riconoscimenti e premi come alla quadriennale di Roma del ’56 e del ’60. Sue opere sono ospitate presso collezioni italiane e straniere, da Benedetto Fiore alla Fondazione Abegg di New York. Animato da una curiosità intensa, dall’archeologia alla botanica, Roccati fu l’Oste Pittore raccontato da Giorgio Bocca ne “Il
Provinciale”, e l’artista di cui negli anni si occuparono molti critici di cui presentiamo alcuni estratti, cominciando dal ricordo appassionato di Piero Novelli che scrive, in occasione di una retrospettiva alla Promotrice delle Belle Arti di Torino: C’è bisogno di una biografia per rievocare un poeta? I poeti non muoiono mai. Per questo non hanno bisogno di ciò che altri uomini necessitano.

Cesare Roccati (1906 - 1967)

La storia di Cesare Roccati, racconta di giornalismo, di libertà e amore, attraversando la seconda metà del Novecento, dall’autunno caldo della Torino industriale della fine degli anni sessanta vissuto nel sindacato, al giornalismo d’inchiesta della Gazzetta del Popolo, il primo giornale d’Italia, di cui Cesare fu autore pubblicando anche il suo primo libro “Umberto & C. Gli anni caldi della Fiat”. Nel 1974 arrivò l’esperienza unica dell'autogestione che Cesare aveva guidato a fronte del fallimento economico dell’azienda, insieme ai giornalisti e ai lavoratori del quotidiano, che per due anni mantenne in autonomia la propria tiratura nazionale. In quel tempo di profondi cambiamenti nella società “Cesare si è battuto” come ricordano i colleghi della Federazione Nazionale Stampa Italiana, “per un giornalismo etico e rispettoso dei diritti delle persone, sia sotto l’aspetto sindacale, all’interno delle redazioni, sia dalla parte dei lettori come strumento culturale di crescita della società civile”. E poi ancora per il passaggio da un giornale fabbrica a quello moderno in cui Cesare - per due mandati Presidente dell’Associazione Stampa Subalpina poi da Presidente dell'Ordine dei Giornalisti - ha sempre profuso il suo impegno a favore delle fasce più deboli del giornalismo e soprattutto dei giovani. La sua storia giornalistica si sposta, dalla metà degli anni settanta, alla redazione de La Stampa di cui Roccati fu a capo delle pagine economiche, e arriva fino ai primi anni Duemila.