L'Arco Monumentale

 

Edificato nel 1580, l'Arco monumentale di Chieri è per la sua imponenza e fastosità e per la sua eccezionale conservazione, un raro esempio di monumento celebrativo di età manieristica, uno dei pochi ancora esistenti in Piemonte.
La sua singolarità è dettata dall'essere stato interamente realizzato in muratura, dall'importanza storica che rappresenta e dalla sua integrale conservazione nonché dalla qualità e dall'estensione delle decorazioni ad affresco che ne ricoprono quasi per intero le superfici.
Ispirato ai classici archi imperiali romani, l'Arco è una testimonianza significativa degli orientamenti culturali e artistici introdotti in Piemonte dopo il 1562, quando la corte sabauda era impegnata in campo artistico a dimostrare il suo prestigio a livello europeo favorendo le correnti del gusto e della moda del CentroItalia.

L'arco chierese rientra tra gli esempi più noti delle architetture simboliche e celebrative toscane e laziali predisposte in occasione di feste e ricorrenze civili, religiose e dinastiche. 

Il progetto dell'arco preparato dal Tibaldi rientrava in un ambizioso programma di scenografia urbana che coinvolgeva un ampio brano del tessuto cittadino lungo il tracciato della Contrada Maestra (via Vittorio Emanuele II) in cui si sviluppava il percorso del corteo ducale con le cerimonie dei festeggiamenti. Il percorso era articolato in tre tappe esaltate dalla presenza, in successione lungo la strada, di ben tre archi onorari in muratura collocati rispettivamente all'inizio della via con l'Arco di Piazza Cavour, a metà con l'Arco trionfale, a chiusura del percorso cittadino con l'Arco di San Domenico.

Descrizione

E' caratterizzato dall'impiego di colonne giganti binate, concluse da capitelli corinzi, accostate al piano di facciata e sorreggenti una potente trabeazione a mensole, con massicci ed eleganti articolazioni strutturali dedotte da motivi palladiani e michelangioleschi che accentuano i valori chiaroscurali e la plasticità dell'architettura intesa come grande fondale scenografico.
inserimenti singolari come gli obelischi posti a coronamento terminale dei vertici della facciata o come le grandi figure ad altorilievo (erme) sorreggenti il profondo frontone a due spioventi. Sono tutti elementi e combinazioni di una sintassi architettonica tipica del periodo e del Tibaldi in particolare e che già introduce ai modi espressivi propri del barocco piemontese del primo seicento.


Progetto e interventi di recupero

L'Arco trionfale di Chieri fu edificato su progetto dell'architetto bolognese Pellegrino Tibaldi nei mesi di giugno, luglio, agosto del 1580 su iniziativa del Comune di Chieri in onore del duca Emanuele Filiberto di Savoia.

Rimasto incompiuto, fu completato e perfezionato nel 1586 per celebrare la nascita dell'erede al trono ducale Filippo Emanuele e inaugurato l'anno seguente in occasione della solenne visita fatta a Chieri dal duca Carlo Emanuele I e dalla consorte Caterina d'Austria.
Successivamente dedicato a Vittorio Amedeo I di Savoia e via via ad altri duchi e sovrani della dinastia Sabauda diviene, dopo il 1861, monumento simbolo dell'Unità Nazionale.

Degradatosi rapidamente fu più volte restaurato nel corso dei secoli.

Nel 1593, in seguito ad un crollo, fu privato delle statue allegoriche che lo completavano e, nel 1629 fu oggetto di un primo intervento di ritinteiggiatura in occasione della visita a Chieri di Crisitna di Francia, intervento che precedette l'intervento di restauro principale del 1761 su progetto di B.A. Vittone.
Danneggiato durante la Rivoluzione Francese quando furono asportate le superstiti statue con i ritratti ducali inserite nelle nicchie tra le colonne, fu parzialmente ridipinto nel 1799 in occasione della presa di Torino da parte degli austro-russi e poi ancora radicalmente rinnovato nel 1837 per volere del Re Carlo ALberto, quando fu oggetto di sostanziali interventi di recupero e rifacimento delle decorazioni pittoriche.
Dotato di un orologio meccanico nella seconda metà dell'Ottocento, il monumento si deteriorò progressivamente nel corso dell'ultimo secolo, sino a quando subì una ritinteggiatura quasi integrale alla fine degli anni settanta del XX secolo. 

Il cantiere di restauro avviato nel mese di luglio del 2001 ha consentito di recuperare i decori pittorici e ampie superfici decorate e dipinte ad affresco d'epoca settecentesca. AL di sotto delle numerose ridipinture sono riemerse tracce consistenti dei cicli decorativi più antichi e le originarie policromie delle membrature architettoniche ricomparse asportando le tenaci patine protettive applicate nel corso dei secoli. Patine che si erano profondamente alterate cancellando interi brani pittorici. Si è avuta così conferma dell'alta qualità con cui era stato realizzato il monumento, intonacato con una raffinata tecnica a più strati e con l'impiego di malte a base di "cocciopesto" e "marmorino" (polvere e frammenti di mattone impastati con calce e polvere finissima di marmo).
Le tonalità di colore riproposte si rifanno alle policromie che caratterizzavano lo strato pittorico più antico rinvenuto che era anche quello meglio conservato e maggiormente esteso, e riprendono i decori a finto marmo individuati al di sotto delle ridipinture: grigio-azzurro venato a chiaro-scuro, ocra gialla e rossa, bianco e avorio intenso; colori che secondo il progetto originario alludevano all'impiego dei marmi e delle pietre da costruzione che abitualmente erano utilizzate nei cantieri piemontesi tra Sei e Settecento.

Per il restauro delle decorazioni ad affresco è stata impiegata una tecnica di ricostruzione e reintegrazione degli ornati basta sul principio della selezione cromatica, cioè mediante la realizzazione d'infiniti tratteggi, semplici o incrociati, di colore puro, tracciati su precedenti, leggere velature in tinta.
L'assetto finale  dell'Arco dopo i restauri propone un palinsesto di decorazioni comprendenti i colori principali e i finti marmi dai toni luminosi, riconducibili all'intervento del Vittone, dei cicli pittorici ottocenteschi - conservati soprattutto all'interno della gran volta che scavalca via Vittorio Emanuele II e nei fregi dei cornicioni - e dei lacerti pittorici cinque e seicenteschi, conservati ed evidenziati come reperti decorativi dal grande valore archeologico, ed infine dei più ampi brani d'affreschi e tracce d'ornamenti e finti bassorilievi neoclassici che prima dei restauri che prima dei restauri erano assolutamente invisibili.


 
 

Indirizzo

Arco Trionfale
a metà di Via Vittorio Emanuele II

 

Contatti

Servizio Promozione del Territorio e Attività Culturali
Telefono: 011.9428.342
E-mail: cultura@comune.chieri.to.it

 
 

Servizi Aggiuntivi

Parcheggio a pagamento in piazza Umberto I

 
 
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